Un itinerario da sogno (con un po’ di curiosità)
Sicuramente il passato storico della dorsale è stato caratterizzato da sacche di miseria estreme, con il bosco e il pascolo a costituire le sole risorse da sfruttare. Con la pratica del depauperamento forestale, in particolare dei cedui da legna, che si associava con quella dell’alpeggio e della produzione di formaggi. L’incredibile volontà di continuare a sopravvivere con un lavoro duro, in un ambiente severo ha lasciato segni indelebili nelle strutture rimaste, nei cumuli di biancone, nei ruderi delle vecchie casere che ne costituivano gli insediamenti.
Le vette di queste Prealpi sono caratterizzate normalmente da strutture che sono chiamate Masieri o cumuli di spietramento cioè, degli oggetti che venivano costruiti raccogliendo il pietrisco rimosso dai prati e messo in disparte perché creava intralcio durante lo sfalcio. Queste originali strutture sono poi diventate, più o meno, delle opere d’arte. Nella zona le chiamano castelli o Castel. il primo, relativamente piccolo, lo troveremo già sotto le pendici del monte Frescon mentre, sull’Agnellezze ne troveremo uno particolarmente bello, alto 4 m. questa struttura che è stata voluta da un tale Benito Segat Castion. Eretta negli anni 50 del secolo scorso ed è molto importante perché da sempre rappresenta un punto di riferimento soprattutto in caso di nebbia. Gli abitanti della zona lo hanno simpaticamente soprannominato “il pindol”.
Un’altra piccola perla che troveremo prima di giungere alle casere Frascon è un Caserin, ovvero una piccola costruzione che serviva per depositare il latte in modo che si mantenesse al fresco prima del trasporto a valle. Sia i Masieri che il Caserin sono costruiti completamente in pietra di biancone, una pietra marnosa di colore beige chiaro a grana fine ed è comune nell’area. Questo offre un ulteriore indizio sulla formazione geologica della dorsale.
Una delle cose più importanti per l’alpeggio di queste aree è sicuramente l’approvvigionamento idrico che era ed è tuttora rappresentato dalle cosiddette lame (così chiamate in questa zona) ma posa nelle zone più occidentali delle Prealpi. Nel nostro cammino ne incontreremo più di una, tutte molto particolari. Come per tutti i microsistemi anche per le lame in primavera è un’esplosione di vita acquatica e i Girini, i Caglierini appunto, si trovano ammassati a migliaia in prossimità dei bordi stessi.
Nel nostro peregrinare la seconda vetta che raggiunge l’escursione è il col de le poiatte, poiat … nome sicuramente particolare … ma perché questo nome. Il Poiat, era una struttura costruita in legno di faggio che serviva per fare il carbone vegetale: Ancora oggi sono presenti queste strutture nell’area del Cansiglio e questo è rappresentativo perché sicuramente questa zona era ricchissima di Faggi nel passato. Il nome Fais deriva da faggio che è anche il nome di una zona poco sopra la città di Vittorio Veneto.
La meta dell’escursione è, ovviamente, la vetta del Col Visentin a 1763 metri e in cima c’è il rifugio Quinto artiglieria alpina. La storia di questo rifugio è stata alquanto travagliata. Inaugurato il 23 settembre 1900 come “chalet” fu dedicato al pioniere dell’alpinismo italiano RICCARDO ENRICO BUDDEN breve la Prima Guerra mondiale fu raso al suolo e soltanto nell’immediato secondo dopoguerra fu rimesso in sesto per volontà del Col. Antonio Norcen ex comandante del 5° Reggimento Artiglieria Alpina e in seguito nuovamente distrutto da un incendio. Riedificato negli anni 60 fu definitivamente dedicato al V° Quinto artiglieria.