Quiete e bellezza sono la particolarità di questa valle, laterale della Pusteria; Prati verdi, villaggi piccoli e graziosi, picchi dolomitici multicolore che si alzano sullo sfondo, piuttosto distanti da non essere opprimenti. Quello che si definisce “paesaggio dolomitico” è rappresentato qui in tutta la sua pienezza. Da Villabassa la valle di Braies si divide in due rami, Braies di Dentro e Braies di Fuori, che abbracciano come una tenaglia il gruppo della Croda Rossa di Ampezzo e approdano a due poli turistici molto diversi tra loro: il Lago di Braies, verdissimo, sotto la parete Nord della Croda del Becco, e il Pianoro di Pratopiazza, splendido belvedere verso la Croda Rossa ed il Cristallo. Ci troviamo al limite meridionale dell’area di cultura tedesca, al confine con quella Ladina: dietro le Creste di Braies, raggiungibili con una faticosa salita dal lago, si aprono i pianori dell’altopiano di Sennes e si entra nel cuore del mondo Ladino. Questa vicinanza è testimoniata dallo stesso nome di Braies, con la sua desinenza caratteristica dei dialetti ladini che traduce il tedesco Prags. L’asse storico della valle è quello che, in corrispondenza del villaggio di Ferrara – Schmieden – si alza verso sud e tocca bagni di Braies Vecchia – Altprags 1379 m, dove sgorgano acquee sulfuree, che un trattato di medicina del 1583 diceva adatte a curare i reumatismi, l’obesità e molti altri mali. La località era rinomata fin dal XV secolo; secondo la leggenda le proprietà delle acque furono scoperte da cacciatori che dopo avere ripetutamente, quanto inutilmente, colpito un cervo, si accorsero che andava a bagnarsi nella fonte e riacquistava ogni volta nuovo vigore. Degli stabilimenti termali e di alcuni alberghi di lusso costruiti a cavallo fra XIX e XX secolo restano malinconiche architetture. Dopo Bagni di Braies, la strada – di origine militare –  si alza fino al valico di Pratopiazza. L’altro ramo della valle. Dopo Ferrara 1213 m, tocca San Vito di Braies – St .Veit, 1342 m. La chiesa parrocchiale è del 1335 e conserva alcuni elementi gotici; nel piccolo cimitero riposano due protagonisti dell’alpinismo dolomitico, appassionati esploratori di queste crode selvagge e poco frequentate: Viktor Wolf von Glanvell, che scrisse la prima guida turistica di questa zona nel 1890 e Severino Casara, instancabile apostolo delle crode. La valle termina a ridosso della Croda del Becco, fiancheggiata dal Sasso del Signore 2447 m; proprio una frana preistorica caduta da questa montagna originò il Lago di Braies. Il lago, lungo circa 1,2 Km, largo fino a 400 m e profondo fino a 36 m, un tempo era più grande e si inoltrava in Val Foresta. Secondo la leggenda qui sarebbe sepolto il tesoro dei Fanes. Al limite settentrionale si impone l’architettura dell’ hotel “Lago di Braies”, uno dei più vecchi delle Dolomiti, luogo di vacanza della “Belle Epoque”.