La linea difensiva decisa dallo Stato Maggiore Austro Ungarico tagliava la valle del Travignolo appoggiandosi sulle strutture permanenti dei forti, per salire a Cima Bocche e al Passo Lusia, dove furono allestite postazioni che dominavano sia la Val Travignolo, sia la Valle di san Pellegrino. Passo Valles e i rilievi adiacenti erano invece tenuti e fortificati dagli italiani. In un primo momento gli austriaci avevano escluso dal fronte il Passo Rolle, perché si trovava all’estremo limite di gittata dell’artiglieria dei forti Buso e Dossaccio; Poi, essendo una posizione naturalmente strategica, anch’esso fu incluso nella linea difensiva. Nel corso dell’estate 1915, gli italiani si installarono nell’alto Vanoi, occuparono il settore di Cima D’Asta e Forcella Magna, da quel momento punto chiave per la difesa del Tesino e per l’attacco verso Fiemme e Fassa. Le Pale di San Martino, fin dall’inizio della guerra, divennero un importante punto di osservazione e nell’ottobre 1915 gli italiani occuparono anche la piatta sommità del Castelaz. Fu allora che gli austriaci abbandonarono Passo Rolle, per attestarsi sulle munite posizioni della Cavallazza e del Colbricon. La Strafexpedition della Primavera 1916, scatenata dagli austriaci sull’altopiano di Asiago, non riuscì ad estendersi al Primiero. Fra il 19 ed il 21 Luglio dello stesso anno, gli italiani sferrarono attacchi coordinati su Passo Rolle e Passo del Colbricon e, per il costone di Val Miniera (presso Paneveggio), contro Cima Bocche. Quest’ultimo fallì, mentre quello su Passo Rolle e Colbricon fu portato a termine con successo. Un cippo sul Rolle ricorda oggi il “Nucleo Ferrari”, il reparto di bersaglieri e fanti che, conquistate queste posizioni, diede prova di eroismo nelle sanguinose battaglie del Lagorai, dove si trasferì il conflitto. Primo obiettivo degli attacchi italiani fu il Colbricon, considerato una naturale via d’accesso verso la Val di Fiemme. Il passo e la vicina Cavallazza furono occupati con un attacco di sorpresa il 21 luglio 1916; Un reparto di bersaglieri proseguì l’avanzata fino alle due cime del Colbricon. Nell’estate di quell’anno le truppe italiane si attestarono dunque su una linea che andava dal passo di Colbricon alle cime di Ceremana. Dopo un inverno tragico, in cui le valanghe seminarono la morte fra i combattenti, su questo tratto del fronte iniziò una nuova fase, ben riconoscibile oggi sul terreno per i suoi effetti devastanti: la guerra di mine. All’inizio del 1917 la guerra di movimento era terminata e tramontava la prospettiva di operare uno sfondamento verso Predazzo e Cavalese. Le trincee erano consolidate e gli eserciti si fronteggiavano a breve distanza da cima a cima, da forcella a forcella. Tutto questo, però, venne cancellato d’un tratto, nell’autunno del 1917 con la disfatta di Caporetto, quando tutti i reparti italiani dovettero calare rapidamente verso la pianura veneta per arginare sul Piave l’offensiva austriaca.