Il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto, realizzato nel 1991 dal Servizio Forestale Regionale per le Provincie di Padova e Rovigo ha lo scopo di proteggere e conservare un ambiente naturale unico ed irrepetibile, di enorme interesse scientifico. Il Servizio Forestale cura la gestione, coordina e supervisiona le attività scientifiche e divulgative mentre la visitazione e la didattica sono seguite dall’Ente Parco regionale Veneto del Delta del Po. Collocato all’estremità meridionale della penisola di Caleri, che separa il mare dalla laguna di Caleri, il Giardino, che si estende su una superficie di 44 ettari, è caratterizzato dalla presenza di una notevole varietà di habitat, dalla laguna alle dune fino alla spiaggia. La flora è molto ricca di specie, tra cui spiccano alcuni rari endemismi, quali il fiordaliso di Tommasini e la Salicornia veneta. Questi ambienti poco disturbati sono frequentati da numerosi animali: tra gli uccelli si possono ricordare l’esclusivo succiacapre e il coloratissimo gruccione, tra gli anfibi il rarissimo pelobate fosco, di cui il Giardino ospita l’unica popolazione veneta, tra i rettili la testuggine palustre. Il Giardino è visitato ogni anno da oltre 10.000 persone che, seguendo i circa 4 km di percorsi, hanno la possibilità di conoscere la successione delle vegetazioni e le specie presenti, che sono tutte identificabili grazie al’apposizione di cartellini. Un Centro Visite, allestito con diorami, plastici e ricostruzioni di ambienti, consente di approfondire le conoscenze acquisite sul campo.

SPIAGGIA E PRIME DUNE

A ridosso del mare le condizioni di vita per la vegetazione sono quasi proibitive per l’effetto della salsedine, l’assenza di sostanze nutritive e l’azione del vento. Dove il mare arriva solo saltuariamente, durante le mareggiate invernali, si insedia una vegetazione formata da specie pioniere molto adattabili, tra cui il ravastrello (Cakile marittima), la calcatreppola (Xanthium italicum) e la salsola (Salsola Kali). Tutte le specie colonizzatrici della battagia sono piante annuali, che muoiono alla fine della stagione di crescita e si riproducono solo per seme. Sulle prime dune, ancora instabili, la flora comincia ad arricchirsi di elementi come lo zigolo (Cyperus Kalli), la gramigna delle spiagge (Agropyron juncem) e il vilucchio marittimo (Calystegia soldanella). Sulla sommità delle dune dominano i folti cespi di sparto pungente (Ammophila littoralis) che, costituendo una barriera al vento, determinano l’accumulo della sabbia contribuendo allo sviluppo delle dune. Accompagnano questa specie l’eringio marittimo (Eryngium maritimum) di colore blu livido, il finocchio marino (Echinophora spinosa), la cui forma globosa costituisce una difesa dell’azione del vento, e l’apocino veneto (Trachomitum venetum), dai delicati fiori rosa.

DUNE CONSOLIDATE

Sulle dune arretrate, ormai stabilizzate, i muschi e i licheni (Tortula ruralis e Cladonia sp) costituiscono un tappeto che ricopre in modo pressoché uniforme il suolo. La loro presenza è fondamentale per mantenere l’umidità invernale, garantendo la germinazione dei semi. Il retroduna si arricchisce così di numerose specie, tra cui la vedovina delle spiagge (Scabiosa argentata) e il raro fiordaliso di Tommasini (Centaurea tommasinii). Compaiono le prime specie con il fusto almeno parzialmente lignificato, come l’elianterno (Helianthemum nummularium). Caratteristiche di questi ambienti aridi sono le specie aromatiche, dall’odore intenso dovuto agli oli essenziali contenuti negli organi della pianta. Spicca per il tipico odore di liquirizia e la fioritura gialla intensa l’elicriso (Helichrysum italicum), qui al limite settentrionale del proprio arenale. Con l’evoluzione della duna, aumenta la componente faunistica, soprattutto per quanto riguarda i rettili e gli insetti. Tipica è la lucertola campestre (Podarcis sicula); dove la vegetazione è più fitta è presente anche il ramarro (Lacerta viridis) dai vivissimi cdolori verde e azzurro. In alcuni periodi dell’anno si possono osservare miriadi di piccole chiocciole striate (Theba pisana) ricoprire completamente la vegetazione per sottrarsi al calore della sabbia.

MACCHIA

Oltrepassati i primi cordoni dunosi stabili, ancora dominati dalla vegetazione erbacea, il popolamento vegetazionale si infittisce di specie arbustive con piccole superfici scoperte di sabbia sciolta. La specie principale è il ginepro (Juniperus communis), a cui si accompagnano altre specie arbustive come l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), dai caratteristici frutti arancioni e la fillirea (Phyllirea angustiofolia). A maggio i fiori del caprifoglio (Lonicera etrusca) diffondono nell’aria il loro dolce profumo. Nella macchia vivono numerose specie di orchidee, tra cui il giglio caprino (Orchis morio) e l’ofride verde bruna (Ophrys sphecodes). La macchia, offrendo numerose possibilità di rifugio e nutrimento, è un habitat ottimale per molte specie di animali. Oltre alla lucertola e al ramarro è presente, anche se rara, la vipera comune (Vipera aspis). Molto numerosi sono gli uccelli: nella macchia nidificano lo zigolo nero e l’occhiocotto, specie ormai rare lungo il litorale. Sono presenti anche l’averla piccola (Lanius collurio) che si crea una dispensa infilzando le sue prede sulle spine, il coloratissimo gruccione (Merops opiaster) e il raro succiacapre (Caprimulgus europaeus). Moltissime sono le farfalle con specie e colori diversi.

ZONE UMIDE D’ACQUA DOLCE

Nelle depressioni tra le dune, l’affioramento della falda determina la formazione di piccoli stagni. Con il dilavamento dei fianchi della duna si ottiene anche un arricchimento di particelle limose e argillose e a volte di humus. Questi specchi d’acqua temporanei ospitano specie igrofile, tra cui le tife (Typha), il falasco (Cladium mariscus) e le cannucce, tra cui quella di ravenna (Erianthus ravennae). Anche la vegetazione arborea si caratterizza per la presenza di specie tolleranti l’umidità, come lo spincervino (Rhammus catharticus) e la frangola (Frangula alnus). La presenza di umidità e di acqua durante tutto o parte dell’anno è sfruttata da numerosi animali, ma in particolare anfibi, tra cui il rospo smeraldino (Bufo viridis) e il rospo comune (Bufo bufo).

Recentemente presso il Giardino Botanico è stata scoperta una popolazione del rarissimo pelobate fosco italiano (Pelobates fuscus insubricus), considerato la specie di anfibio a maggior rischio di estinzione in Italia. Nelle pozze è facile osservare anche alcuni rettili acquatici, tra cui la biscia d’acqua (Natrix natrix) e la testuggine palustre (Emys orbicularis). Questi ambienti, così ricchi di specie, sono ormai rarissimi lungo i litorali, minacciati dall’abbassamento della falda, dalle bonifiche, e da interventi di riempimento con materiali inerti.

PINETA

La pineta, composta di pino marittimo (Pinus pinaster) e pino domestico (Pinus pinea), è il risultato di rimboschimento effettuati tra gli anni ’40 e ’50 per difendere dai venti marini, ricchi di aereosol, le colture agricole e vallive retrostanti. Nel tempo queste formazioni si sono spontaneamente arricchite nel sottobosco di elementi rari, quali le orchidee dei generi Cephalantera, Ophrys e Orchis. La presenza del leccio (Quercus ilex) nel sottobosco, talora abbondante, testimonia la spontanea tendenza verso la formazione di un bosco di tipo mediterraneo. La pineta offre un notevole biospazio colonizzabile dalla fauna.

Tra gli uccelli è facile rilevare la presenza del picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) che si può udire mentre batte sui tronchi di piante deperienti alla ricerca di larve. Nidificano inoltre numerose specie, tra cui il cuculo (Cuculus canorus), l’usignolo (Luscinia megarynchos), la capinera (Sylvia atricapilla) e l’upupa (Upupa epops) che caccia le larve della processionaria. Anche numerosi rettili e mammiferi, tra cui volpi, lepri e l’elusivo tasso, trovano rifugio in questo ambiente favorevole. Sono stati segnalati esemplari di daino (Dama dama) probabilmente provenienti dall’isola di Albarella, dove la specie, non autoctona, è presente in stato di semilibertà.

ZONE UMIDE D’ACQUA SALMASTRA

Gli ambienti prossimi alla laguna sono salmastri, ossia caratterizzati da un livello notevole di salinità e ciò compromette la vita delle piante, ad eccezione di quelle adattate a questi ambienti (specie alofite). Le barene, isolotti tabulari, periodicamente sommersi durante le alte maree, sono ricoperte da una fitta vegetazione di piante perenni. A fine agosto è caratteristica la fioritura dello statice (Limonium serotinum). I margini sono quasi interamente coperti da una piccola pianta succulenta, Salicornia veneta, a cui si accompagnano poche altre specie alofile tra cui l’astro (Aster tripolium). Le barene sono solcate dai ghebi, canaletti sul cui fondo sono osservabili la fauna bentonica (granchi, novellame), la flora sommersa (Zostera noltii) e le alghe. Il passaggio dalla laguna alla terraferma e la conseguente diminuzione del grado di salinità, sono segnati dalla presenza di giunchi (Juncus acutus) e dell’enula (Inula crithmoides). La laguna è ottimale per osservare l’avifauna: anatre, svassi, aironi, tra cui la garzetta (Egretta garzetta) e l’airone cenerino (Ardea cinerea), gabbiani e il falco di palude. Dove l’acqua è più bassa si possono vedere il cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) e l’avocetta (Recurvirostra avosetta).