La storia del Cidolo di Perarolo e molto lunga, fu costruito nel 1668. Era una sorta di chiusa artificiale, costruita interamente in legno, posta sopra il fiume Piave (un altro cidolo, più piccolo, era presente anche sul Boite), che fungeva da ponte, ma soprattutto da sbarramento che permetteva lo smistamento di tutti i tronchi, detti taje, che per secoli sono stati trasportati dalle acque impetuose dei nostri fiumi. L’economia del territorio per lungo tempo si è basata proprio sulla ricchezza dei boschi cadorini: lo stesso Tiziano Vecellio, illustre pittore del Cinquecento, fu proprietario di una segheria proprio a Perarolo. Il paese un tempo brulicava di commercianti di legname, di agenti di commercio, di segantini, di zattieri, tutti mestieri strettamente legati al taglio, al trasporto e alla vendita del legname. E quale sistema migliore, proprio per trasportare il legname, dell’utilizzo della corrente del fiume stesso, in discesa verso la pianura e soprattutto verso Venezia? A Perarolo in un piccolo edificio al centro del giardino di Palazzo Lazzaris, ha sede “il Museo del cidolo e del legname”, interessante raccolta di reperti, foto e documenti che raccontano la storia di questo importante tassello della vita del Cadore.
Altra perla da visitare in zona è la chiesetta di Damos dedicata ai Santi Andrea e Giovanni. Le prime notizie risalgono al 1348, in origine era un piccolo tempietto, forse dedicato alla protezione dei boscaioli impegnati nel trasporto su terra del legname. La navata, il campanile e la sagrestia risalgono alla fine del 1500 mentre al 1762 risale l’autorizzazione per la costruzione del piccolo cimitero, particolarmente curato dai parenti dei defunti. Dopo anni di declino dovuto allo spopolamento, a cominciare dal 1972, poi nel 1992 e infine nel 2004 è stata oggetto di importanti restauri che l’anno riportata all’antico splendore.