Nato a Ruffrè (Trento) nel 1908, era uno dei più famosi alpinisti italiani.
Aveva soltanto 15 anni quando aveva compiuto la sua prima ascensione nelle Dolomiti e ne aveva 19 quando, sulla Rivista Mensile del Club Alpino Italiano, era stato pubblicato il suo primo articolo di alpinismo. La laurea in Giurisprudenza e il trasferimento a Milano non lo distolsero dalla sua passione. Non a caso, nel 1935, è data alle stampe la sua prima guida alpinistica su Le Pale di San Martino, pubblicata dopo che Castiglioni aveva già effettuato una diecina di “prime” sulle Alpi, che gli avevano fruttato la Medaglia d’oro al merito alpinistico. Prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, Castiglioni fa in tempo a partecipare alla spedizione in Patagonia di Aldo Bonacossa e, nel 1937, a conquistare la parete nord-est del Pizzo Badile con Vitale Bramanti. Quando, nel 1942, è chiamato alle armi è sottotenente istruttore degli Alpini, prima nelle Dolomiti e poi in Val d’Aosta. È con l’armistizio che si rivela appieno l’orientamento democratico di Ettore Castiglioni. Con una dozzina dei suoi allievi alpini, il giovane ufficiale si installa sull’Alpe Berio, sopra Ollmont (Valpelline). L’Alpe Berio, che dista tre ore di cammino dal confine svizzero, diventa la base per aiutare gli antifascisti (e i perseguitati per motivi razziali), a riparare nella Confederazione. Castiglioni e i suoi riescono a portarne in salvo circa un centinaio e, tra questi, anche Luigi Einaudi, che diventerà poi il primo Presidente eletto della Repubblica italiana. Arrestato dalla polizia elvetica durante uno dei suoi tanti passaggi illegali, Castiglioni è rinchiuso al piano superiore dell’Hotel Longhin, viene privato dei pantaloni, delle scarpe e degli sci. Alle cinque del mattino del 12 marzo si cala, con alcune lenzuola annodate, dalla finestra. Senza vestiti adatti, senza attrezzatura si incammina verso l’Italia via ghiacciaio del Forno, Passo del Forno. Morirà assiderato e il suo corpo, ritrovato a giugno del 1944 a pochi metri dal confine, sarà tumulato a Chiesa in Valmalenco (Sondrio).
La Ferrata a lui intitolata, venne inaugurata nel 1946 a due anni dalla sua tragica morte. Questo percorso attrezzato si staglia sulle pareti est delle Cime D’Agola e Susat e, con una linea molto verticale e diretta, sbuca alla “Bocchetta Due Denti” accedendo alla Vedretta di Prato Fiorito e quindi alla bellissima Conca del Rifugio XII Apostoli.