Immersi nella natura e coronati da splendide montagne, sorgono i piccoli abitati di Erto e Casso che per loro architettura di montagna, così semplice e al contempo straordinaria, sono stati dichiarati un monumento nazionale.
Il loro tipico aspetto rurale consente di tornare indietro nel tempo riscoprendo vecchie usanze e particolari lavorazioni artigianali che per anni hanno rappresentato la vita di questi paesi. Gerle, setacci, rastrelli tutto veniva costruito artigianalmente e spesso anche venduto, infatti qui, oltre all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, si praticava il commercio ambulante, che impegnava principalmente la donne in lunghi viaggi per il mondo. Di origini diverse i due paesi possiedono distinti dialetti, credenze e tradizioni, ed entrambi sono stati profondamente segnati dal disastro del Vajont che ne ha cancellato quel particolare stile di vita.Una delle poche cose che però qui non è cambiata è la tipica atmosfera di montagna, fresca e rilassante, che permette di “staccare la spina” concedendo quiete e serenità, circondati da questa fantastica valle ricca di storia, arte e leggende. Dei simpatici folletti abitano infatti i fatati boschi dagli alberi parlanti ben conosciuti e raccontati dal noto scrittore e scultore Mauro Corona.
I numerosi percorsi escursionistici offrono inoltre la possibilità di visitare vecchie malghe abbandonate e di scorgere particolari conformazioni rocciose come “Le laste de San Danial” sul monte Borgà. Anche assistere a qualche manifestazione tradizionale come “Al Veindre Seint”, un’antica rappresentazione liturgica della Passione e Morte del Cristo, o “Tirè al scopeton”, un originale mercoledì delle Ceneri che annuncia il faticoso periodo Quaresimale di penitenza e carestia, è un qualcosa di unico, che permette di scoprire antichi rituali e credenze che continuano ad essere fedelmente tramandati di generazione in generazione.
La storia di questi paesi è veramente affascinante e particolare e purtroppo resa terribile da quell’orribile notte del 9 ottobre 1963, evento che non può e non deve essere dimenticato.
Nelle strette vie ciottolate, tra le alte case in pietra, bisogna pensare anche a questo, e a come qui, dopo il disastro, una nuova realtà e un nuovo paese si siano sostituiti alla serena vita di questa comunità. Ancor oggi lungo le strade sono visibili le fondamenta delle case distrutte dall’onda e la frana domina sovrana vicino alla diga. Il tema della catastrofe del Vajont è ampiamente trattato nel Centro Visite di Erto “Uno Spazio alla Memoria” che ne ripercorre dettagliatamente tutte le singole fasi, dalla progettazione della diga alla sentenza conclusiva del processo.
Il museo è gestito dal Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, che include Erto e Casso, e ricordiamo che al Centro Visite si possono trovare anche materiale naturalistico e informazioni sui vari percorsi escursionistici presenti in zona,che spaziano dai comodi sentieri in quota, come “Al trui dal Sciarbon”, agli sport estremi praticati nella Val Zemola.
Non dimentichiamo, inoltre, che a Erto si trova anche una delle più famose palestre di roccia, che conosciuta a livello internazionale ospita ogni anno milioni di appassionati. Qui anche i piatti richiamano antiche usanze e così ecco servita la classica polenta con selvaggina e frico e gustosissimi piatti a base di semplici erbe che crescono spontaneamente nei nostri prati. Questi paesi sono veramente un mondo tutto da scoprire ed esplorare, i cui paesaggi e la cui storia li rendono unici, e dove tutto, dalle semplici ricette agli antichi sentieri di montagna richiama a quell’antica saggezza che ha permesso di vivere per secoli in questa straordinaria valle.